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lunedì 3 maggio 2010

Sopravvissuto a un aborto "terapeutico"

Riguardo alla vicenda "dell' abbandono terapeutico” del bambino abortito a Rossano viene alla luce una spaventosa contraddizione: se il bambino fosse morto subito, nessuno si sarebbe scandalizzato, e bravi sarebbero stati quei medici “rispettosi” della legge. Ma è sopravvissuto e perciò saranno oggetto di severa ispezione dagli Ispettori dell’on. Roccella, perché non hanno rispettato la legge e saputo fare un "buon lavoro”. I medici non verrebbero processati se avessero impedito al piccolo cuoricino del bambino di battere prima della nascita. Saranno invece condannati perchè la volontà di vita di quel piccolo lottatore ha sfidato le leggi della natura ostinandosi a vivere contro chi lo voleva morto? Il problema è che quel bimbo che, doveva morire di aborto, è stato invece lasciato agonizzante. E' probabile che non lo abbiamno neanche guardato, preso e messo subito in un angolo lontano da tutti. E' possibile che nessuno abbia avuto per lui un gesto di compassione e degnato neanche di uno sguardo? E' possibile che certi medici e personale paramedico si siano anestetizzati a tal punto, da non provare più nessun sentimento per il valore inestimabile della vita umana?
Riguardo al fatto poi, che il bambino, debba per legge essere rianimato quando ha vita autonoma, anche contro la volontà della madre che voleva abortirlo, attesta ancora una volta che la decisione della madre non è assoluta e che vi è un individuo da tutelare, che può essere dato in adozione ad una di quelle tante famiglie che non possono avere figli e che sarebbero contentissime di adottarne uno anche con un piccolo difetto curabile come il labbro leporino.

Ramin Gino
Presidente del Centro di Aiuto alla Vita di Chioggia

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